CeViTa - Centro Virtuale di Telefono Amico

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Pensieri per pensare


Il SERVIZIO

Per te che leggi,
per te che probabilmente non ci conosci, o che non ci conosci abbastanza.

Telefono Amico CeViTA: ragazzo che pensa e guarda fuori dal finestrino Ci sono alcune "leggende" su di noi.
Ci sono, soprattutto, molti silenzi su di noi.
Le "leggende" circolano da sole.
I silenzi li abbiamo voluti.

Telefono Amico ci ha abituati alla libertà e alla discrezione: tu che ci chiami, o che potresti chiamarci, vuoi poterti fidare di noi.
Certe ansie, certe angosce, certi momenti difficili, certe incomprensioni che creano sofferenza sono solo tue, vissute in silenzio o confidate nell'intimità...
Non si batte il tamburo quando la solitudine brucia, ma si parla piano con un Amico.

Perciò Telefono Amico è una presenza senza grancassa, senza fiocchi e campanelli, ma con una serietà che è importante, una presenza sicura e riservata, come tu la vuoi, o come la vorresti se chiamassi il nostro numero.

Vogliamo dire che solo questo: noi ci siamo.
Noi ci siamo senza fretta, senza giudicare, senza presunzione, ci siamo sempre anche per te.
Devi sapere, infatti, che in oltre 43 anni di servizio alle nostre Città abbiamo imparato ad amarle.

Finalità del Telefono Amico:

Telefono Amico CeViTA: ragazza sola che guarda assorta la tv

Parole a cui diamo un significato:

[...continua: "Il glossario del Telefono Amico"]

Vuoi essere dei nostri?

Nell'esperienza che proponiamo c'è ben altro che un po' di compassione da mettere in pratica, magari con l'aiuto di qualche "strizza-cervelli": c'è la sfida a tentare di essere diversi da come si scopre di essere; con la "scusa" del servizio, per poter mantenere la promessa di un'offerta di relazione amichevole a chiunque si trovi in uno stato di emergenza emotiva (crisi) si deve operare una rivoluzione del proprio modo di ascoltare gli altri e di relazionarsi con loro.

ragazza con sorriso accoglienteAccogliere davvero chiunque, tentare di farlo, ci pone di fronte ai nostri pregiudizi, alle nostre paure, al nostro sentirci (a seconda delle volte) dei geni o degli imbecilli, ci mostra i mille volti della sofferenza interiore, delle "solitudini", della "falsa normalità" cui molti sono costretti dall'insufficienza dei modelli sociali, dalla desolante carenza di relazioni significative col mondo e positive con se stessi... Nell'esperienza che proponiamo c'è la scoperta, intimamente vissuta, che la prima (e unica) rivoluzione da compiere è quella di cambiare se stessi, perchè solo uomini nuovi possono costruire un mondo nuovo, nell'unico posto dove questo è possibile, senza dilazioni: nel proprio mondo, nel microcosmo delle relazioni personali, amicali, lavorative, affettive che ciascuno di noi vive e dove ciascuno di noi ha il potere di influire sulla felicità degli altri, la piccola quotidianità che non ha bisogno di un nuovo ordine mondiale, ma che prova a costruirlo nel qui-ed-ora dei vissuti dei quali ciascuno di noi è spesso il principale responsabile.

A tal proposito riportiamo da: "il Telefono Amico nella nostra società" (relazione di Alain Touraine, Reims, 27/6/1979): "... perchè ciò che voi fate è paradossale. Voi prendete un fenomeno grosso, collettivo, e volete rispondergli con la relazione più leggera e più evanescente, la meno strutturata e la meno strutturante. Ecco il vostro paradosso! Ecco infine, persino al di là di questo paradosso, ciò che voi difendete, che voi lo vogliate o no, che voi ne siate coscienti o no. Voi siete delle persone che dicono alla società: "Noi crediamo, per delle ragioni che non sono evidenti e che si tratterebbe di spiegare, che si può rispondere a un problema sociale grave che poggia su pesanti tendenze della nostra società, con questa relazione debole, anonima, volontaria, non organizzata, che è appesa a un filo". [...] (continua)